Test per Jecht

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'Craven
view post Posted on 9/10/2009, 19:15




Solidor.
Se non altro, era un cognome atipico. Atipico, interessante.
Suvvia, inutile mentire a sè stessi: all'Hunter, delle matricole non importava nulla, e dei loro cognomi men che meno.
Quella che andava profilandosi all'orizzonte era soltanto un'altra giornata di routine.
Attraversò con passo lento quel corridoio debolmente illuminato dalla luce del primo sole che filtrava dalle persiane, curioso come un gatto e fastidioso come poche altre cose. D'altronde aveva occhi sensibili, il buon Craven.

Aprì la porta con un colpo di tacco, compiendo una giravolta su sè stesso come un allegro ragazzino: un modo come un altro per combattere la noia di giornate sempre uguali.

Noia.
Noia.
Noia.
Noia.

Master
Hai ricevuto una missiva con poche informazioni. C'era scritto solo di recarti alla palestra dell'Accademia verso le 9 del mattino, minuto più, minuto meno.
Ah, dimenticavo... devi venire armato. Fino ai denti, possibilmente.
Descrivi come più ti aggrada sia il percorso che l'ambiente, tenendo presente che la palestra è simile ad un dojo giapponese, con ampi finestroni in alto e luci al neon appese al soffitto.
E' un esame, in bocca al lupo.

 
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-Snow-
view post Posted on 13/10/2009, 22:38




Quel giorno per Jecht significava l'apertura di un nuovo ciclo della sua vita, l'ennesimo ciclo. Da quando era piccolo non aveva fatto altro che cercare il suo posto nel mondo, la sua occupazione il suo scopo. Aveva scoperto fin troppo presto che era un ottimo ladro e da ragazzino aveva imparato a mettere da parte i sensi di colpa ogni volta che rubava per mettere qualche cosa sotto i denti.
Entrando a far parte degli Shaolin, un gruppo di mercenari, aveva perfezionato le sue tecniche, allenato il corpo e la mente per diventare sempre più forte e per ignorare quella strana sensazione che ogni volta che uccideva qualcuno gli riempiva la testa. Eppure nonostante era diventato molto bravo nel suo "lavoro", non era quello il suo posto, si sentiva come un pesce fuor d'acqua. Decise di provare un altra strada, era per quello, forse, che aveva deciso di diventare un hunter, ma per poterci riuscire doveva per prima cosa superare un test.

La lettera che gli era stata consegnata non diceva altro se non di farsi trovare verso le 9 del mattino nella palestra dell'accademia per sostenere l'esame. Jecht aveva passato tutta la notte a pensare a cosa andava incontro, cosa lo aspettava; ma nonostante i suoi sforzi non ebbe risposte. Il mattino della prova si alzò all'alba, come era sua abitudine, e dopo aver passato un paio d'ore a meditare per trovare la giusta concentrazione decise di prepararsi: infilò il suo solito vestito, si allacciò le protezioni di ferro agli avambracci e si sistemò la sua spada sulla schiena. Poi prese i suoi preziosi sai e li sistemò alla vita, prima di coprirsi con il mantello da viaggio. L'ultimo passo fu quello di mettersi il suo cappello circolare in testa prima di uscire in direzione dell'accademia.

Arrivato ai cancelli della scuola decise di dirigersi subito verso la palestra visto che l'ora era più o meno quella indicata sulla lettera; non ci mise molto a trovarla. Prese un bel respiro e poi senza più nessuna esitazione aprì la porta. La stanza che si trovò d'avanti era completamente diversa da quella che si era immaginato: la palestra somigliava molto ad un dojo giapponese; era illuminata da dei grandi finestroni e in più erano presenti delle lampade al neon appese al soffitto.
Jecht notò subito la presenza di un altra persona, e non ci mise più di qualche secondo per vederlo: nella palestra c'era un altra persona, alta all'incirca quanto Jecht e dai capelli blu; doveva trattarsi per forza di cose dell'esaminatore.
Il ragazzo entrò nella palestra e chiuse la porta senza mai distogliere la sua attenzione dall'uomo; poi con passo calmo e decise si diresse verso di lui

Mi chiamo Jecht Solidor, sono qui per sostenere il test d'ammisione.

Che frase scontata... speriamo almeno di divertirmi...

In fondo era decisamente una frase scontata, se lui era l'esaminatore sapeva chi era e sapeva per quale motivo era li. Era ansioso di mettersi alla prova, quindi non vedeva l'ora di iniziare quel test anche se non sapeva in che cosa consisteva visto che nella lettera non c'erano informazioni a riguardo.
 
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°PaNdEmOnIuM°
view post Posted on 18/10/2009, 17:03




Tutto giaceva in un profano silenzio.
Sembrava quasi un silenzio surreale, ma l’ombra rimase a dormire e non badò a quel labile particolare. Un assassino doveva sempre essere pronto ad un imminente combattimento, anche il suo sonno era leggerissimo perché la sua vita richiedeva questo tipo di sonno. La sua natura di omicida gli aveva procurato moltissimi nemici, ma non si era mai immaginato che taluni di questi riuscissero a penetrare nella sua abitazione – finora mai nessuno era riuscito ad entrare senza il suo beneplacito – senza provocare il benché minimo rumore. Aveva sensi molto sviluppati, ma questi non servirono a nulla in quella rara occasione in cui lo sconosciuto riuscì a portare una mano sulla sua spalla. Non appena se ne accorse, i due occhi vacui si spalancarono con solerzia e rimase incuriosito ad osservare quella inconsueta figura.
Il silenzio che precede la tempesta, lo stesso che aveva regnato incontrastato finché l’individuo non aveva voluto palesare la propria presenza. Doveva prendere una missiva che gli era stata mandata dall'accademia.
Osservò il susseguirsi degli eventi stranamente tranquillo, sono rare le persone che non hanno paura nemmeno quando uno sconosciuto riesce a penetrare nell'oscuro castello, eludendo le varie trappole ed – infine – riuscendo a mettere in scacco uno che mai prima ad ora si era trovato in quella situazione.

Rise.

Inspiegabilmente euforico, rideva come a prendersi gioco di lui che tanto aveva osato. Doveva dargli atto, però, che non era uno dei tanti sprovveduti che aveva avuto il dispiacere di incontrare; era abbastanza bravo nell’arte assassina. Solo così tuttavia poteva sperare di toccarlo: solo prendendolo nel sonno. Altrimenti la sua fine sarebbe stata segnata ancor prima che il destino posasse l’irreale mano sopra al suo misterioso taccuino.

Converrai con me che è maleducazione entrare nella dimora di altri senza permesso alcuno esordì ancora divertito per lo sporadico evento a cui stava assistendo , ciò nondimeno voglio accettare la lettera.

Increscioso errore svegliare una bestia che dorme. Continuò a ridere di sottecchi, cominciando a meditare la fredda vendetta che avrebbe coinvolto quella strana figura. Era una delle poche volte in cui rideva di gusto, rideva semplicemente perché una situazione gli sembrava buffa.
Un gesto della mano, uno schioccare di dita e Andrea si trovò in piedi, pronto per partire. Disinteressandosi dell’individuo prese il suo mantello nero e lo indossò, coprendosi il volto con il cappuccio. Avrebbe poi preso la Katana, legandosela dietro la schiena, e i due macheti, legandoli alla cinta del suo abito.

L'idea di stare sempre in viaggio alla ricerca di nuovo "potere", se così vogliamo chiamare volgarmente l'esperienza degli addestramenti, lo straziava. Preferiva starsene a casa a crogiolarsi nella solitudine che si era creato dopo anni ed anni. E - stranamente - in quei momenti si sentiva bene. Era soddisfatto di ciò che era diventato, di ciò che aveva costruito con il tempo e con la fatica.
Ovviamente, però, c'erano degli imprevisti. Ci sono sempre imprevisti che ti sconvolgono la vita nel loro piccolo. Ogni tanto gli giungevano missive, in cui era riportato luogo e data dell'allenamento. Di solito faceva fatica a ricordare di che allenamento si trattasse, perché si dimenticava spesso di quali corsi fossero veramente importanti e quali no, considerando sempre che s'iscriveva più o meno dovunque.
Pertanto stava sempre in viaggio, l'accademia lo inviava nei posti più disparati e malediva ogni volta i Maestri..

Si mise in viaggio, giacché non aveva altra scelta. Doveva raggiungere la palestra dell'accademia- almeno questa volta - non doveva annoiarsi a viaggiare per tutto il continente. Erano più i giorni che perdeva per il viaggio che non quelli dediti all'addestramento. Un'ineluttabile verità. .
Dopo circa un'ora, giunse nel luogo indicato nella missiva. Adesso bisognava vedere se il maestro fosse uno di quelli psicotici che inneggiano la propria forza e davano sfogo delle proprie abilità o, se - semplicemente - fosse una persona mite, il cui pensiero volge solamente a come fare al meglio il proprio lavoro.
Nei pressi del loco, comunque, vi era un ragazzo. (?) Sicuramente anche lui qui per l'addestramento. Il bello era che, da quanto sapeva, per prendere parte a quell'addestramento bisognava essere piuttosto esperti, e la cosa lo lasciò abbastanza sorpreso.

Perlomeno, l'addestramento si prospettava interessante. L'unica nota positiva in una giornata decisamente pessima.









 
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'Craven
view post Posted on 18/10/2009, 17:46




"Sì, sì, le solite formalità.
Blablabla.
"

E andava capito. Non era stronzo, Craven: solo diversamente simpatico.
Agitò un braccio per aria come a voler scacciare una mosca fastidiosa, camminò placidamente fino ad una pila di materassoni e vi saltò sopra con un balzo deciso.

"Fatevi male ma cercate di non uccidervi, altrimenti dovrà risponderne il sottoscritto."
Si mise comodo, sdraiandosi a pancia in giù e ponendo le mani a sostegno del capo.

"Quando riterrò di aver visto abbastanza, vi interromperò.
Allo stesso modo, interverrò se le cose rischieranno di degenerare.
"
E battè le mani, in un silenzioso 'prego, cominciate pure.'

 
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-Snow-
view post Posted on 21/10/2009, 16:27




CITAZIONE

"Sì, sì, le solite formalità.
Blablabla."


Evidentemente la pensavano allo stesso modo. La cosa che sorprese un pò jecht fu che subito dopo l'esaminatore si andò a sdraiare su una pila di materassi: se era veramente lui colui che doveva testare Jecht perchè si sdraiava? Ma la risosta non tardò ad arrivare; la porta alle sue spalle si aprì e un altro ragazzo entrò nella palestra: era altro più o meno come lui e doveva avere anche la sua stessa età, anno in più anno in meno. Quando il ragazzo si chiuse la porta alle spalle l'esaminatore si rivolse a entrambi

CITAZIONE

"Fatevi male ma cercate di non uccidervi, altrimenti dovrà risponderne il sottoscritto."... "Quando riterrò di aver visto abbastanza, vi interromperò.
Allo stesso modo, interverrò se le cose rischieranno di degenerare."


Ecco svelato il mistero: l'esame era dunque un duello tra Jecht e il misterioso ragazzo e quando l'esaminatore avrebbe visto abbastanza per valutarli avrebbe messo fine allo scontro. Non male come modo per giudicare delle persone che volevano diventare hunter.

Peccato, avrei voluto combattere con quel tipo dai capelli blu... pazienza vorrà dire che sarà per un'altra volta...

Il mantello di Jecht oscillava ad ogni suo passo mentre con calma raggiungeva il centro della palestra per dare inizio il duello. La concentrazione del ragazzo aumentò, e come se stesse facendo la cosa più normale del mondo, iniziò a richiamare il nen in modo da essere pronto a fare sul serio in ogni momento. Con un colpo di mano si fece scivolare il cappello sulla schiena, e mentre la cordicina che lo teneva legato si tirò, si rivolse al suo rivale

Quando vuoi possiamo iniziare... io sono pronto



Poi si mise in posizione per iniziare il duello: il braccio destro a copertura del busto mentre il sinistro a coprire eventuali colpi diretti al viso. Piegò leggermente le gambe in modo da essere pronto a rapidi spostamenti. Decise di lasciare la prima mossa al suo sfidante, in questo modo avrebbe cercato di capire il più possibile su di lui.

Bene ci siamo....
 
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°PaNdEmOnIuM°
view post Posted on 21/10/2009, 20:54




Quindi, se mi permetti, io inizierei.
Esclamò mellifluo, quando scattò in direzione della sua preda, della quale potevano già intonare il requiem.

I metri vennero divorati voracemente, la sete di sangue dell’assassino aumentava esponenzialmente con il tempo, tuttavia il suo sangue freddo gli impediva di esplodere distruggendo tutto.
Arrivato a pochi centimetri da lui, si cimentò nel kenjutsu che tanto prediligeva, gli rimembrava la giovinezza e l’inesperienza, quando era un umano come tanti e doveva affidarsi al metallo per sconfiggere il proprio avversario. Ora era migliorato, era salito ad un livello superiore senza tante remore.


Menò un affondo agli addomi con la mano destra – e pertanto con katana di colore nero – tentando di perforare la carne ledendo quei muscoli. Azione non preventivata, basata sull’istinto e sulla mera voglia di arrecare danni. Nessuna strategia, nessuna trappola celata in quel banale attacco. Nulla. Si limitò a basarsi sulla sua velocità, di gran lunga superiore rispetto a quella di molti altri, convinto che il colpo, malgrado fosse frontale e scontato, arrecasse una quantità minima di danni. Se il colpo non fosse andato a segno, non si sarebbe dispiaciuto ma avrebbe emesso un falso gemito di disapprovazione, facendo credere che le sue possibilità si limitassero solo a quel mero gesto di attacco disperato.

Adesso cosa fare? Semplice, doveva semplicemente continuare ad attaccare con la spada, almeno finché la palla non fosse passata nelle mani dell'avversario. Perciò, il killer si limitò a volteggiare in modo leggiadro la spada, con un gesto del polso per poi smettere con quei gesti ipnotici e tentò di colpire di soppiatto l'avversario, con un fendente dall’alto verso il basso, il quale partiva dalla spalla destra e scendeva, eventualmente, fino al quadricipite destro, lenendo, pertanto, gran parte del corpo del suo rivale in un colpo solo. In cuor suo, pregò che il colpo non andasse a segno, ma la foga del combattimento fu tanta daportarlo all'estremo delle sue capacità fisiche.

Così fermò l’offensiva tentando di portandosi a una distanza di tre metri, per nulla soddisfatto, ma contento di non aver concluso lo scontro senza darli neppure l’opportunità di iniziare il combattimento. Tutti avevano diritto ad una opportunità, soprattutto se questa opportunità avvantaggiava in particolar modo Andrea. Si fermò, pertanto, attendendo che il suo avversario recitasse la propria parte in quella recita per bambini. Finora non si era neppure limitato ad attivare la sua peculiarità, e, per sua fortuna, non aveva ancora ricorso alla sua tecnica più micidiale.
.
Forza, dimostrami che il mio viaggio sin qui non è stato una perdita di tempo.





CITAZIONE
Nen : 100
Condizioni psico-fisiche :Incuriosito dall'avversario .
Danni ://
Equip :
Macheti: 2 , legati intorno alla vita
Katana: Tenuta saldamente in mano



Edited by °PaNdEmOnIuM° - 21/10/2009, 23:11
 
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-Snow-
view post Posted on 28/10/2009, 20:29




CITAZIONE

Quindi, se mi permetti, io inizierei.


Il test era infine iniziato; il suo sfidante partì subito alla carica, portando un attacco frontale. In pochi istanti gli fu addosso e con la sua katana tenuta saldamente nella mano destra, cercò di menare un affondo diretto all'addome di Jecht .... un attacco piuttosto banale e rischioso, soprattutto non conoscendo le abilità del tuo avversario. Era anche per questo che di solito Jecht lasciava la prima mossa al suo avversario: così facendo iniziava a farsi un idea di chi si trovava di fronte.

Appena Il suo avversario aveva parlato, Jecht aveva richiamato il nen, e concentrandolo nelle gambe aumentò a dismisura la sua velocità. Quando eseguì la tecnica provò la solita sensazione alle gambe: era come un formicolio, segno che l'elettricità si stava diffondendo.
Ora era pronto a ricevere il suo sfidante: la velocità di Jecht con quella tecnica poteva aumentare in modo impressionante, tanto che se l'avrebbe sfruttata al massimo non sarebbe riuscito a controllare al massimo il suo corpo nei movimenti. Si concentrò, levando dalla mente tutti i pensieri che non riguardavano quel duello: per lui ora esisteva solo quello. Appena il suo avversario menò l'affondo Jecht non fece altro che fare un passo verso destra, giusto per evitarlo. Il ragazzo sfruttò al massimo la sua vista sovrasviluppata per cercare di cogliere anche i più piccoli movimenti del corpo del suo nemico, cercando così di anticipare le sue mosse, anche se non era la cosa più facile del mondo.

Dopo aver portato l'affondo l'avversario di Jecht non perse tempo: cerò di colpirlo con un fendente dall'alto verso il basso, ma anche questo attacco era troppo banale per mettere in difficoltà Jecht, il quale decise di smettere di stare sulla difensiva.

Vediamo di non perdere tempo....

Grazie alla sua incredibile velocità, in una frazione di secondo Jecht schivò il fendente del suo rivale e cercò di portarsi alle sue spalle. Non era solito perdere tempo in inutili chiacchiere, non era nel suo stile. Mentre eseguiva questo movimento con la mano destra afferrò uno dei suoi sai, e senza esitare un attimo cercò di infilarlo nella spalla destra del suo nemico, la cui velocità era troppo bassa per riuscire a schivarlo. Ma non si è mai sicuri; per questo nel caso in cui il suo nemico fosse riuscito a schivare il colpo Jecht avrebbe cercato di allontanarsi da lui in modo da trovarsi ad una distanza di 5-6 metri.
Invece nel caso in cui il colpo fosse andato a segno avrebbe approfittato del momento in cui il suo rivale accusava il colpo per afferrare l'altro sai e infilzargli la spalla sinistra.




SPOILER (click to view)
Nen: 150-20= 130

Condizioni psico-fisiche: Concentrato al massimo.

Danni ://

Equip: Due Sai, uno nella mano destra e uno eventualmente nella sinistra (nel caso in cui non concludo entrambi gli attacchi, il secondo rimane agganciato alla vita); la spada ancora sulla schiena coperta dal mantello

Tecniche:
Nome: Stimolo
Origine: Raitei
Descrizione: concentrando l'elettricità o nelle gambe o nelle braccia, Jecht è in grado di aumentare la velocità della parte interessata. Se si tratta delle gambe, aumenterà la velocità dei calci e degli spostamenti di Jecht; se si tratta invece delle braccia, aumenterà ovviamente solo la velocità con la quale Jecht sferrerà i suoi pugni.
Tipo: Supporto
Durata: Due turni
Consumo: Medio (20pt bonus)

Agilità: 12+20=32


 
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°PaNdEmOnIuM°
view post Posted on 29/10/2009, 13:42




Il combattimento era dunque giunto nel suo vivo, e nel massimo dell'intensità che avrebbero dimostrato i due contendenti.
Stimolo e curiosità provò Andrea, nel vedere che i suoi due attacchi erano stati solo un mero tentativo andato a vuoto, di certo quello era solo un soffio a confronto di ciò che realmente il domina mente poteva dimostrare, in tutta la sua terribile verità.

Fissò per un batter di ciglia le iridi avversarie, mentre un sorriso tenue si disegnava sul suo volto, durante la schivata che il suo avversario propose per evitare il fendente, le sue labbra si dischiusero leggermente andando a riprodurre tramite il suo cavo orale che era stato irrorato di nen, un flebile fischio, che si propagò nell'aree, nel tentativo di essere così udito dal contendente che si apprestava ad eseguire la sua offensiva.
Quel fischio non era altro che il prologo di ciò che sarebbe accaduto, procurando effetti ben maggiori nella percezione, che solo un fastidioso suono acuto.

Si sarebbe spostato con tutta la sua rapidità, verso sinistra, cercando di approfittare della frazione di secondo che gli sarebbe stata concessa, cercando di scostarsi quel minimo che gli permetteva di non arrecargli danno.
Ma la cosa inquietante sarebbe stata la visione che avrebbero subito i bulbi oculari dell'avversario, vedendo il corpo inerme di Andrea, fermo, immobile, senza minimamente esitare o fiatare, come preda facile del più vorace predatore.

Ben oltre andavano le capacità di Andrea, ben oltre un corpo scolpito o capacità fisiche fuori dalla norma, ben oltre la razionale concezione di cosa potesse essere un attacco di pura potenza.
Al tocco del contendente con il suo corpo, qualcosa di inusuale sarebbe accaduto, come se tutto quello a cui sarebbe stato testimone, fosse solo un sogno e null'altro, qualcosa che andasse oltre la più plausibile spiegazione logica e razionale.

Il suo corpo si sarebbe come scomposto, deflagrato, dileguato, modificando nella forma e nei suoni la sua figura, dei corvi di aspetto più che reale si sarebbero creati dallo scomporsi della sua essenza, testa, spalle, arti, e via dicendo, si sarebbero trasformati in corvi, per poi volare via e ricomporsi dietro la schiena dell'avversario, riformando il corpo di Andrea.

Ma la cosa ancora più inquietante sarebbe stata, l'apparizione di altre figure uguali nella forma ad Andrea, che in un numero pressoche’ spropositato si sarebbero collocati in ogni punto della palestra, andando a confondere i sensi dell'avversario, che avrebbe trovato qualche difficoltà nel rintracciare l'originale.
E se fosse stato portato nuovamente attacco da parte di Jecth colpendo un'altro degli Andrea presenti, nuovamente avrebbe assistito alla scena precedente, vedendo nuovamente scomporsi il corpo in corvi per volare in aria e ricongiungersi in un'altro punto.

Se tale macchinazione fosse andata a buon esito, L'originale Andrea, fuori da quella illusione avrebbe approfittato della momentanea confusione avversaria, per colpire dietro la schiena l'avversario con la sua lama, all'altezza della spalla, tentando di perforarla.



CITAZIONE
Nen : 100 - 20 = 80
Condizioni psico-fisiche :Incuriosito dall'avversario .
Danni ://
Equip :
Macheti: 2 , legati intorno alla vita
Katana: Tenuta saldamente in mano

Tecnica:

Illusione dei Corvi Φ Tramite la concentrazione di nen nella voce, precisamente fischiando, Andrea crea un illusione in cui l'avversario crederà ancora di compiere l'attacco fiondandosi verso di lui, che una volta colpito si tramuterà in corvi, inoltre i corvi si possono ricongiungere per riformare il clone.
L'illusione durerà fino a quando vorrà Andrea, potendo creare altri cloni che potranno eseguire la stessa procedura una volta colpiti, così da disorientare l'avversario non avendo punti di riferimento. Questa tecnica può servire per difesa ad un'arma o un attacco diretto, per il semplice motivo che scomponendosi l' attacco va a vuoto.
[Consumo: Medio] [Mantenimento: Basso] [Durata: Indeterminata] [Utilizzabile una sola volta per combattimento]



Edited by °PaNdEmOnIuM° - 29/10/2009, 14:01
 
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