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| In the Dark Era tutto buio. La sua mente galleggiava in quel luogo completamente nero. Che fosse arrivata la fine? Non seppe dirlo. Provava una serie di emozioni che non sapeva definire. Troppo confuse per dar loro un nome. Dove si trovava? Non sentiva più il suo corpo. Che fosse morto? Poi, piano piano, aprì gli occhi. Ma il buio si stagliò davanti al suo sguardo perso. Non conosceva quel luogo, non c’era mai stato. Eppure gli era familiare. Anche a questo però, non seppe dare una spiegazione o un nome. Ad un tratto sentì un dolore ed un gemito gli uscì dalla bocca, segno che stava riacquistando sensibilità col corpo. Era una buona cosa! Un altro dolore ed un altro gemito seguirono il precedente. E poi un altro e un altro ancora. A quanto pareva chi lo stava curando lo voleva ammazzare… Con un ulteriore gemito, aprì di poco gli occhi, quelli veri. Un azzurro sfocato ricoprì la visuale. Subito dopo si sentì sollevare da terra. Poi di nuovo il buio… Coffee Riaprì gli occhi. Le cose intorno a lui erano sfocate. Piano piano, le figure che lo circondavano presero forma. Si accorse di essere su un lettino. Doveva trovarsi in infermeria. Un paio di minuti dopo la porta della stanza si aprì ed una figura occupò l’ingresso. Era Enju, il guaritore. Lo aveva già incontrato dopo il suo esame attitudinale. Ma come era finito lì? Visto che c’erano solo loro due lì, decise di chiederglielo
Sei stato tu a portarmi via da quel luogo e a curarmi?
L’uomo nel frattempo gli stava controllando le fasciature con mani delicate, come sempre. Al ragazzo tornarono in mente le ultime cose che aveva visto prima di svenire di nuovo. Una cosa sfocata azzurra, che da come si muoveva potevano essere dei capelli. Ma Enju non aveva i capelli azzurri, perciò chi era il suo salvatore? Furono le parole del guaritore a rivelarglielo
E’ stato Craven… Credo che tu lo conosca già… Ha detto che lo devi raggiungere in mensa appena avessi riaperto gli occhi.
La voce dell’uomo era proprio come se la ricordava: musicale, gentile. Un sorriso abbellì il viso dell’uomo. Il ragazzo non seppe resistere a quello sguardo e sorrise di rimando. Alzandosi dal letto disse
Si lo conosco! Meglio non farlo aspettare troppo. Allora io vado.
I ricordi del test attitudinale riaffiorarono nella mente del giovane, che non vedeva l’ora di pareggiare i conti col Tester. Uscì dalla stanza con un piccolo inchino al guaritore e le labbra si mossero a sussurrare un “grazie”. Imboccò l’uscita dell’infermeria e si diresse a passo deciso verso la mensa. Appena attraversò la porta lo vide. Seduto ad uno dei tanti tavoli della sala. Un piede dopo l’altro arrivò fino all’uomo dalla chioma azzurra, il suo salvatore. Sembrava non essere passato neanche un giorno dal loro scontro. Eppure sapeva che quell’uomo era di gran lunga superiore a lui. E in più lo aveva salvato. Come si sarebbe dovuto comportare? Lo avrebbe dovuto trattare da salvatore o da avversario? Con quelle domande in testa, rimase lì, immobile dal lato opposto a quello dell’uomo, osservandolo. Alla sua tazzina non rivolse nemmeno un occhiata.
Edited by Bonx - 9/10/2009, 10:06
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